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Dr.ssa med. Beryl Irina Togni | Determinazione prenatale del rischio di anomalie cromosomiche
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Determinazione prenatale del rischio di anomalie cromosomiche

Test del 1° trimestre in gravidanza

Cosa sono i “difetti cromosomici numerici”?
Si tratta della mancanza di un cromosoma (p.es. nella sindrome di Turner) o dell’eccedenza di un cromosoma, (p.es. nella trisomia 21 risp. sindrome di Down, comunemente conosciuta come mongolismo). Il difetto cromosomico più frequente è la trisomia 21 (sindrome di Down) con circa 1 caso su 680 nascite che può accompagnarsi a disturbi di sviluppo mentale e fisico di entità variabile.
Le trisomie 18 e 13 si presentano più raramente e mostrano gravi difetti agli organi che, la maggior parte delle volte, non sono compatibili con la vita. Il rischio di una di queste trisomie aumenta con l’innalzamento dell’età della madre ed inoltre è leggermente più elevato se in una precedente gravidanza si è partorito un bambino con tali difetti.

Età materna
Per tanti anni l’età della madre è stato l’unico fattore impiegato nella valutazione del rischio della trisomia 21 e di altre anomalie cromosomiche. Nel frattempo è diventato possibile, grazie alle migliorate qualità tecniche dell’ecografia, riscontrare una serie di anomalie del bambino, che si accompagnano ad un aumento del rischio di difetti dei cromosomi. Tuttavia molti di questi referti sonografici non sono utilizzabili per calcolare il rischio. Oggi un calcolo esatto del rischio (=screening del rischio) è diventato realtà con la determinazione di ormoni ed altre proteine nel sangue della madre (=marker del siero) combinata con la misurazione della cosiddetta translucenza nucale.

Marker del siero materno
Da circa due decenni per il calcolo del rischio nel 2° trimestre di gravidanza si è fatto ricorso alla determinazione di due valori di laboratorio nel sangue materno, l’AFP (Alpha-Feto-Proteina) e la β-hCG  libera (beta human chorionic gonadotropin=gonadotropina) combinati con l’età della madre (AFP plus-Test).

Nel frattempo è diventato possibile effettuare un’analisi nel sangue materno dei valori della “β-hCG libera” e della PAPP-A (Pregnancy Associated Plasma Protein-A) già nel 1° trimestre di gravidanza.

Questo permette, in combinazione con l’età della madre e la translucenza nucale, di effettuare, molto più presto in gravidanza, un calcolo del rischio individuale che il feto possa essere affetto da una trisomia.

Translucenza nucale
In pratica la translucenza nucale, secondo le conoscenze attuali, è la misura più importante nello screening del rischio del 1° trimestre della gravidanza ed è rappresentata dallo spazio, controllato ecograficamente, che intercorre tra la pelle della nuca del feto ed i suoi tessuti interni.

Il rischio aumenta con l’aumentare dello spessore della translucenza nucale. Inoltre una translucenza nucale elevata può essere un segnale di un gran numero di difetti congeniti degli organi fetali che dovranno essere controllati in esami successivi. Una translucenza nucale elevata può pure andare incontro a regressione spontanea portando alla nascita di un neonato sano.

Un ottima base per il calcolo del rischio è la misurazione della translucenza nucale combinata con la determinazione dei marker in un prelievo di sangue materno.

L’età della madre viene integrata nel calcolo del rischio.

Questi esami permettono di valutare il livello del rischio per la trisomia 21 e per le altre rare anomalie cromosomiche del bambino. Trattandosi di un esame di screening non è possibile diagnosticare con certezza né escludere in assoluto un’anomalia cromosomica. Circa l’85% dei bambini affetti da trisomia 21 hanno un test del 1° trimestre anomalo. Il livello del rischio è, al momento, il miglior fondamento per una decisione in favore o contro un intervento invasivo (prelievo dei villi coriali o di liquido amniotico), che è assolutamente necessario per arrivare ad una diagnosi sicura.

Il prelievo dei villi coriali (villocentesi) e di liquido amniotico (amniocentesi) sono interventi che in rari casi possono provocare un aborto (rischio: 0,5-1,0%) e perciò vanno evitati se non sussistono particolari motivi per effettuarli. Uno di questi motivi può essere la presenza di un alto rischio di anomalie cromosomiche.

La valutazione se si tratta di un rischio elevato è differente da individuo a individuo. Per motivi pratici i rischi calcolati con lo screening del 1° trimestre che, al momento delle analisi sono maggiori di 1:300 (corrispondente 1:380 alla nascita), vengono considerati come elevati e il risultato del calcolo del rischio viene definito come “positivo” o “sospetto”. Questo però non significa assolutamente che esiste un’anomalia dei cromosomi, bensì soltanto che un intervento può essere preso in considerazione. In questi casi è consigliabile una consulenza genetica dettagliata, per discutere ulteriori accertamenti. I costi di un’eventuale analisi dei cromosomi sono in questi casi a carico dalle casse malati.

Questa complessa tematica potrebbe creare difficoltà di comprensione. Non esitate a porre le necessarie domande prima di prendere ulteriori decisioni.

Riepilogo

  • L’obbiettivo è di fornirvi le informazioni possibili per poter prendere in maniera autonoma una decisione relativa alle analisi prenatali.
  • Il test del 1° trimestre può essere effettuato tra l’11esima e la 14 esima settimana di gravidanza.
  • Combinando l’età della madre con l’esame ecografico (translucenza nucale) e con i valori del sangue, si può calcolare il livello di rischio individuale per una trisomia 21 e per alcune altre anomalie cromosomiche.
  • Il test permette una migliore valutazione del rischio in paragone con il rischio d’interventi invasivi (villocentesi o amniocentesi).
  • Il test può dare importanti indicazioni supplementari per possibili e successivi disturbi dello sviluppo.
  • Il grafico presentato qui sotto, indica la percentuale di scoperta dei diversi parametri
Tasso di scoperta (%)
Translucenza nucale, marker del siero e età 90
Translucenza nucale e età 75
AFP plus Test 60
Età materna 30

Diagnosi genetica prenatale su frammenti di DNA fetale prelevati dal sangue materno: NIPT

Trattasi di un prelievo di sangue della madre che analizza il DNA fetale nell’ottica di prevedere al 99% il rischio di sindrome di Down (trisomia 21), di trisomia 13 e 18.

Il test offre la possibilità di ricercare pure patologie causate dalla presenza di una coppia in eccesso o in difetto del cromosoma X o Y, comprese le sindromi di Turner e Klinefelter.

Il prelievo è effettuato a partire da 10 settimane di gravidanza e i risultati sono disponibili in circa 10 giorni.

Questo test viene preso a carico dalla cassa malati se eseguito in seguito ad un test del primo trimestre (sopra menzionato) che confermi un rischio fetale superiore a 1:1000 di trisomia 13,18 o 21.